venerdì 31 ottobre 2014

La scatola della felicità è altrove?

Citofonare Francesca è tornata. Mi sono assentata per quasi un mese, è vero..chiedo perdono e mi inginocchio pure sui ceci. Ho avuto mille idee in testa e come scrivevo giorni fa su Twitter, ho dovuto aspettare che alcuni pensieri mettessero radici ed altri mi abbandonassero per sempre. Avevo bisogno di testare la mia attività neurologica, capire fin dove potevo spingermi con la creatività e fino a dove con l'ordine. Diciamo che la prima ha sempre il meglio, per cui cercherò di proporvi più spunti possibili, di rendervi partecipi delle mie folli idee e di iniziare un percorso insieme. Citofonare Francesca come avete ben chiaro ( e se non fosse così, vi prego di mentire spudoratamente ), è un contenitore di tutto quello che io posso infilare nel cassettino della bellezza. Il Citofono vi parla di libri, mostre, artisti, film, musica.. . Oggi a tutto questo si aggiungeranno dei micro progettini, che spero possano diventare macro, di pura creatività e fantasia. La fantasia del momento, quella di "una mattina mi sono svegliata e mi sono detta.. ". Vi offrirò la possibilità di essere coinvolti in qualcosa di diverso, di insolito, che potrà spezzare anche solo per dieci minuti o per dieci ore la vostra routine quotidiana. Lasciare spazio alla fantasia ed al gioco è terapeutico, e ve lo consiglio come prevenzione ai mali di stagione. Iniziamo con ordine :

Contest fotografico, Tema : ALTROVE


L'idea di raccogliere foto, immagini etc.. non mi è nuova e già nei mesi scorsi si era proposta. Non avevo ancora però chiaro un tema forte e che potesse coinvolgere tutti, senza lasciare margini di dubbi. Finalmente l'ho trovato, è l'Altrove. Cos'è l'altrove? L'altrove è il luogo dove vorremo essere piuttosto che stare chini al pc, è quella stanza nella quale ci rifugiamo e che ci fa sentire altrove, sono quei colori accesi e caldi che vediamo in un giardino autunnale. L'altrove è qualsiasi luogo che seppur lontano da raggiungere chilometricamente o empaticamente, ci fa sentire a casa, sicuri e protetti. Il contest che vorrei lanciare è proprio questo : inviatemi foto, immagini di posti che sono il vostro altrove, il vostro rifugio, il luogo d'evasione per eccellenza, anche solo nella vostra fantasia. L'Altrove dev'essere fonte di calore, sentimenti genuini, puri, non deve contenere tristezza o malinconia, o almeno non le devono trasmettere a voi. Potrete inviare le vostro foto/immagini dove vi è più congeniale:


  • tramite e-mail all'indirizzo citofonare.francesca@libero.it
  • su Fb inviando un messaggio privato alla pagina Citofonare Francesca
  • via Twitter sul mio profilo "citfrancesca" inserendo l'hashtag #altrove
  • su Instagram caricando la foto sul vostro profilo inserendo le parole chiave "citofonarefrancesca" "altrove"
Credo di avervi dato parecchi mezzi dove poter interagire con me e con chi vorrà partecipare. Il contest resterà aperto fino al 20 Novembre. Mi piacerebbe raccogliere tutto il materiale che mi arriverà e pubblicarlo, non so dove e nemmeno quando, ma mi piacerebbe :) . Ah, dimenticavo..non si vince nulla..se non un sollievo agli occhi ed allo spirito.
Per darvi il buon esempio e la giusta motivazione, inizierò con il mio Altrove.

                                         s, ource

Il Café de Flore è una caffetteria di Parigi, Saint-Germain-des-Prés. Aprì i battenti all'inizio della Terza Repubblica e divento luogo di incontro di molti intellettuali francesi, fra cui la De Beauvoir e Sartre. Attualmente, ogni anno, a Settembre, si riunisce qui la giuria Prix de Flore, che premia un giovane autore di talento. Il mio Altrove è fatto di piccole cose. Sedermi ad un tavolino del Café,, bere una cioccolata calda ed osservare la vasta umanità che mi gira attorno.

La scatola della felicità.


La scatola della felicità è semplicemente una scatola, ma potrebbe essere anche un cassetto, una borsetta, una cartellina. L'importante è quello che ci mettete dentro. Il mio secondo progettino parte da una scatola di cartone, un'anonima scatola di cartone che potrà diventare preziosa. Il gioco sta tutto qui : scegliere una scatola delle scarpe, un cassetto vuoto della credenza, una vecchia cartellina bianca rettangolare di educazione artistica ed inserire tutto quello che nell'arco di una settimana vi ha procurato un moto d'animo felice, un piccolo intervallo di gioia. Tutto, veramente tutto, non ci sono limiti. Dal ritaglio di giornale all'involucro della merendina preferita, dalla copertina del disco vintage alla fotocopia del 30 sul libretto, dalla lettera d'amore al biglietto del cinema. Poi me e ce lo dovrete raccontare, nella modalità di cui vi ho scritto sopra ( aggiungendo qualche dettaglio descrittivo ) o per i più audaci usando YouTube :) . L'importante è che siano sempre presenti gli hashtag #citofonarefrancesca #scatoladellafelicità o per essere internazionali #happinessbox. Non vi posso testimoniare già la mia box perché devo ancora deciderne formato e capienza, ma durante la prossima settimana vi lascerò qualche scatto sparso nei vari social.

Vi lascio solo un piccolo indizio sul contenuto della mia scatola ;)


Citofonare Francesca per oggi chiude qui. Vi lascerò il week-end per riflettere sul da farsi. Se non sono stata abbastanza chiara, non risparmiatemi le domande, sono qui anche per questo.
Citofonare Francesca dalla prossima settimana tornerà anche nella sua normale attività di segnalazione e recensione, ma vi proporrò sempre qualcosa di stravagante da affrontare insieme.
Vi auguro un fine settimana denso di colori e sapori autunnali, fatevi trasportare dal vento e baciare dagli ultimi raggi di sole tiepido.
Bisous :*

Francesca

giovedì 9 ottobre 2014

Le ore delle donne

Felice Ottobre a voi tutti! Inutile che vi faccia continue promesse sulla mia costanza, per questa settimana usciranno solamente due post, oggi e domani. Per la prossima settimana vedremo di riprendere il normale ritmo. Ho solo tantissime cose che mi gironzolano per la testa e progetti che aspettano e meritano di essere concretizzati. Cercherò di tenervi aggiornati su tutto, mantenendo comunque sempre quell'alone di mistero, che male non fa. Voi cosa mi raccontate? Quali sapori, profumi e colori avete incontrato in questi primi giorni d'autunno? Sarebbe simpatico condividere con voi quello che potete vedere da un finestrino, toccare dal fruttivendolo o annusare nell'aria. La curiosità, i particolari, i piccoli dettagli che in pochi notano, sono il motore del mondo. Oliare bene gli ingranaggi e farlo funzionare è il nostro compito. 
Oggi Citofonare Francesca vi parlerà di un libro e di un film, o meglio di due film.

Le ore, Michael Cunningham, Ed.Bompiani 

                                                            source

Le ore di Michael Cunningham è uno di quei libri scelti dal mio GDL (Gruppo di Lettura). Tutti me ne avevano parlato come di un capolavoro, e mi sono avvicinata al testo con queste aspettative. Non ne sono rimasta per niente delusa. Cunningham con questo libricino, conta meno di 200 pagine, ha vinto il Premio Pulitzer nel 1999. Il libro racconta le vite di tre donne che sono legate fra loro dalla figura di Mrs Dalloway. La prima è la sua stessa creatrice, Virginia Woolf. Viene raccontata nei momenti più neri della sua depressione, vengono descritte notti angoscianti e mattine agghiaccianti. La Woolf stava perdendo la sua lucidità, aveva mal di testa sempre più violenti, sentiva delle voci. Un viaggio dentro alla pazzia di una donna, di un'artista, che la condusse al suicidio, all'annegamento in un fiume. Il suicidio della Woolf viene descritto nelle prime pagine in maniera superba. Nulla viene lasciato al caso. L'autore forse esagera nella descrizione dei particolari per un lettore impreparato o per chi non conosca la tragedia dell'autrice, ma lo sforzo per leggere quelle parole e per affrontare le sensazioni che suscitano, è ripagato. La seconda donna che Cunningham ci fa conoscere è Laura Brown, una casalinga americana degli anni'50, con un marito ex militare, un figlio di 4 anni ed un altro in arrivo. Laura si sente ed è una diversa, rispetto al modello di donna, madre e moglie in voga negli Stati Uniti nel dopoguerra. Laura non è bionda, come quasi tutte le mogli, non ha lineamenti regolari anzi, assomiglia ad una donna greca. Laura era ed è un topo da biblioteca, una donna che ha sempre letto e legge molto, una donna che in quelle ore tiene sul suo comodino La Signora Dalloway. Legge il romanzo con avidità, con passione, cercando di pensarsi lì, intensamente, cercando di autotrasportarsi a Londra. Laura invece si risveglia nella sua stanza, con un marito al quale preparare una torta di compleanno, con un figlio da gestire tutto il giorno da sola, con un figlio in grembo da proteggere. Laura vorrebbe solo andarsene, per un paio di giorni, staccare da tutto e da tutti; da quella famiglia così perfetta, da quella casa così perfetta, riscoprirsi, trovare sé stessa. Così farà, e si rifugerà in un motel con Mrs Dalloway. La terza donna è Clarissa Vaughan, intellettuale ed editor newyorkese. Le ore di Clarissa sono le ore moderne, dei giorni d'oggi. Clarissa è una donna di mezza età, ancora bellissima, con uno spirito ed uno stile bohémienne, che con il passare degli anni non l'ha resa ridicola, ma solo più affascinante. Clarissa assiste il suo amore sfumato, Richard. Proprio Richard, ai tempi del college, l'aveva soprannominata Mrs Dalloway, per la coincidenza del nome e per alcune caratteristiche comuni. Richard non era mai appartenuto totalmente a Clarissa. Negli anni '70, in piena rivoluzione sessuale, esisteva l'amore libero, la promiscuità, e Richard la praticava regolarmente, con un altro uomo. Era diventato uno scrittore e nell'unico libro di successo, aveva sempre e solo parlato di Clarissa, come suo unico grande amore, l'amore di una vita, l'amore sfumato. Richard è malato, molto malato. Ha l'AIDS conclamato in forma terminale e Clarissa lo assiste, mettendoci l'amore che può, che riesce. Lo segue nell'alimentazione, gli compra dei fiori freschi, prepara la festa per la consegna di un premio alla carriera. Clarissa si è rifatta una vita, ha una compagna, lotta con la figlia adolescente, ma l'affetto e l'amore puro e  primitivo che la lega a Richard va oltre. Oltre la quotidianità e ad ogni rancore. Il libro è scritto in maniera magistrale. Cunningham si inerpica lungo lo stile della Woolf, facendo suoi i flussi di pensieri, le analisi introspettive dei personaggi. La trama si snoda non attraverso fatti o accadimenti, ma attraverso pensieri e riflessioni. Le ore è un libro raffinato, alcune volte bisogna porre molta attenzione alle parole, alle loro costruzioni, ma è un libro che rimane nel cuore e negli occhi di chi lo legge. Un libro che scruta l'anima. 
Nel 2002 da questo libro è stato tratto l'omonimo film The Hours, diretto da Stephen Daldry, con Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf, Julianne Moore in quelli di Laura Brown e Meryl Streep in quelli di Clarissa Vaughn. Non l'ho mai visto ed il solo fatto che io non abbia ancora visto un film del genere con due delle attrici che stimo di più, mi rattrista. Devo recuperare! E sicuramente rivalutare la Kidman, se nel 2003 ha vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista. Anche la Streep e la Moore hanno ricevuto premi in sede di Golden Globe e BAFTA. Vi lascio la locandina. Vi consiglio di recuperarlo in streaming e guardarlo. Magari ci riuscirete prima di me. 

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Il film che ho visto e di cui vi voglio parlare è:

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E ora dove andiamo? è un film di Nadine Labaki, già regista ed interprete di Caramel. Nadine Labaki è un'artista sopraffina, che sa creare atmosfere, colori, suoni mediorientali, strappandoli direttamente dalla sua terra d'origine. Donna di una bellezza eterna, eccelle nell'arte della regia come poche altre, a mio avviso. E ora dove andiamo? è una nuova storia di donne. Donne coraggiose, indipendenti, intelligenti, che sanno mettersi in gioco, soffrire e gioire della propria condizione. Qui ci troviamo in una piccola zona montuosa del Medioriente, quasi dimenticata da ogni dio, dove in un villaggio convivono pacificamente una comunità cattolica ed una musulmana. A causa di una tv vetusta che viene aggiustata da alcuni ragazzi, si spargono nella comunità le voci dei conflitti religiosi e razziali, e questo innesca una serie di screzi e di episodi di violenza fra gli uomini del villaggio. Saranno le donne a doversi unire fra loro per sventare un possibile conflitto all'interno della comunità, architettando i trucchi più disparati : dal far piangere sangue ad una Madonna con tanto di veggente al seguito, per accusare i sentimenti di odio degli uomini; a drogare i propri mariti con l'hashish per stordirli; fino ad invitare ed ad ospitare delle ballerine russe per sviare gli interessi della popolazione maschile e poter così nascondere le armi. Tuttavia il dolore arriverà anche nel piccolo villaggio. Labaki centra in pieno il problema della convivenza fra popoli diversi, fra religioni diverse, e cerca di far emergere il lato positivo della costanza e della volontà femminile. Il film può sembrare lieve su certi argomenti, ma non è così. Rappresenta quasi in maniera grottesca queste figure maschili, innalzando le donne a vere eroine. E lo sono in realtà. Lo sono perché sopportano una vedovanza con figli piccoli, perché nascondono il corpo del figlio morto dentro un pozzo per evitare scontri, perché cercano il confronto con i propri compagni, non sentendosi mai inferiori o sottomesse. La scena iniziale è struggente e carica di significato umano, religioso, mistico. Consigliato.
Vi lascio il trailer.


Citofonare Francesca per oggi ha concluso. Pubblicherò in serata, spero di essere una delle vostre ultime letture prima che Morfeo vi travolga.
A domani.

Francesca