venerdì 27 marzo 2015

DEEPING REALITY, l'occhio che esplora

Giorni fa, tramite FB, mi è stato recapitato l'invito a questa esposizione fotografica. Conoscevo l'artista solo via web, avevo potuto notare ed ammirare i suoi lavori, ed avevamo scambiato quattro chiacchere telematiche su un possibile incontro.
Non avevo idea, o almeno non riuscivo a mettere bene a fuoco cosa mi sarei potuta aspettare dalle foto esposte. Il titolo evoca la realtà, quindi immaginavo ci fosse ben poco di etereo, o poco palpabile. Mi sbagliavo.
Lui si chiama Simone Manzato, ed a mio modesto parere è un fotografo eccezionale. Qui vi lascio il link al suo sito ufficiale, dove potrete trovare una piccola biografia, alcuni dei suoi lavori ed i contatti http://www.simonemanzato.com/#!/
Simone mi ha accolto, nel vero senso della parola. Lui è presente sempre nel luogo dell'esposizione, è parte complementare delle sue opere. Non è cosa di poco conto. Avere il realizzatore dell'opera che illustra il suo lavoro, che riesce a darti delle dritte in merito a possibili interpretazioni, ti inserisce in un ambiente rilassato ed amichevole.
Simone mi ha spiegato la modalità di realizzazione degli scatti, come siano stati ricavati i dettagli esposti, come non sia stata usata alcuna luce artificiale, ma si sia avvalso solo della luce naturale, di quello che il Sole decideva di donare o meno. Punto fondamentale del lavoro è l'uso della lente come occhio umano, ha catturato quello che solitamente noi vediamo o pensiamo di vedere. Ed è questa la chiave di svolta.
Deeping reality è andare oltre la realtà, osservarla fino in fondo, nella sua parte più intima e capire che quello che ti sembra di vedere non è solo un'elica, il pelo di una mucca, o del formaggio..è ben altro.
La mostra è suddivisa in varie sezioni. Cercherò di ricreare il percorso, e chiedo subito venia per le mie foto (prendetele come materiale documentaristico, senza alcuna velleità artistica).

Eliche





Queste sono eliche gigantesche. Sì,avete capito bene, sono delle semplici eliche. Voi cosa vedete? Se non avessi letto l'etichetta a lato delle foto, avrei continuato a viaggiare con la fantasia, magari per delle ore. Sarei veramente curiosa di conoscere le vostre risposte, senza svelarvi quello che ci ho visto io, ma sarei un po' sadica. Nell'ordine, ho potuto riconoscere il profilo di una tartaruga, la Terra ripresa da un satellite ed un bellissimo tessuto damascato (vi svelo un segreto : sono parassiti dell'acqua!)

Albero di albicocca


Io qui ho ceduto. Questa è pura poesia. Sfido chiunque a riconoscere un ramo con dei germogli. Questa è una scena onirica, degna del miglior Don Chisciotte o dell'Armata Brancaleone. Dobbiamo riabituarci di nuovo ad osservare attentamente la natura. Siamo circondati da bellezza, ce ne scordiamo spesso.

Mucca 



Simone mi ha spiegato quanto sia stato difficile fotografare questo animale. Convinzione comune è che la mucca sia un animale statico, poco curioso o incline a movimenti bruschi. Niente di più sbagliato. La mucca è un animale curiosissimo. Ha dovuto escogitare dei trucchi per distrarla, per non farla avvicinare troppo all'obiettivo. Mi hanno affascinato le immagini del suo pelo, di come siano così simili a quelle di qualsiasi altro animale, di come possano sembrare soffici. La mucca non mi è mai sembrata così morbida.

Camion




Qui mi sono scontrata con la mia totale ignoranza verso la meccanica ed i motori. Non avrei saputo distinguere nulla. Ho visto invece dei bellissimi reticolati, delle atmosfere alla Van Gogh ed un tamburo di pistola, rubata sicuramente all'intramontabile Clint.

Abito da sposa 


Ho inserito solo questa foto, perché vorrei vi soffermaste attentamente. Quest'immagine rappresenta un cielo nuvoloso squarciato dal sole. Rappresenta il tulle di un abito da sposa. Per me rappresenta l'inizio della vita. Ho visto questo quando sono nata, una luce che penetrava nel buio. Sì, dev'essere sicuramente così, altrimenti come potrei esserne così certa. Ovviamente non ho potuto fare a meno di associare alla luce questa canzone: 


Uovo


Guardando questa foto sono tornata bambina. Alzi la mano chi non ha mai osservato la cellula più grande in natura: l'uovo. Qui, come con le Eliche, ritorna l'idea del cosmo, di un pianeta. A me sembra una Supernova pronta ad esplodere. Il National Geographic farebbe carte false.

Lui e Lei, Him and Her




Lui e Lei, ed Him and Her sono due sezioni dell'esposizione distinte, ma accomunate dalle stesse foto. Sono dettagli di corpi umani, maschili e femminili. Nella prima parte sono inseriti nelle foto incorniciate, mentre nella seconda sono rappresentati su dei cubetti sparsi lungo la parete, quasi a voler ricostruire un percorso. La differenza della sessualità si perde nell'installazione, stiamo osservando un corpo. Focalizzare l'attenzione su dei nei, sulle pieghe della pelle, su un capezzolo può estraniare, abituati come siamo a vedere il tutto nel suo insieme, a trovare pacchetti pronti e ben confezionati, anche grazie alla tv. Un singolo neo ci può ricordare una persona, il profumo di una pelle, un momento delicato o crudele. Vi consiglio di osservarvi allo specchio e di dare importanza ai centimetri della pelle poco esposta. (Ho riportato solo le foto dei cubetti, e nemmeno in maniera soddisfacente; ma ho fatto le foto in un giorno piovoso e con pochissima luce, scusatemi).

Chiesa di S.Maria del Giglio, Altorilievi, Venezia



Qui troviamo le foto di questa chiesa veneziana, e specificatamente degli altorilievi della facciata. Simone mi raccontava che ad oggi sono "anonimi", non sono stati attribuiti a nessun scultore/architetto. Mi sono chiesta: e se gli ideatori di tutto questo siano stati i Maya o gli Aztechi (vedi prima foto) o qualche popolazione sumero-babilonese (vedi seconda foto)? Un bel mistero, che ne dite?

Carta


La carta si presta a giochi di pieghe ed inventiva. Lo sperimentiamo fin da piccoli, forse è il primo materiale che sentiamo con le nostre mani e che inevitabilmente portiamo alla bocca, con urla sgraziate dei genitori. Io sono la prima sostenitrice della carta, del fruscio dei fogli, del suo odore. La prima cosa che faccio quando compro un libro è annusarlo. E lo annuso negli anni, mentre lo vedo invecchiare in libreria, perché come ogni cosa, cambia odore ed aspetto. Guardando queste gallerie di carta, non posso che amarle e ricordare a me stessa, che sebbene il digitale stia imperando nel mercato, un buon libro di carta è sempre il miglior alleato.

Formaggi





Ebbene sì, cibo. Di tutti i formaggi esposti, probabilmente avrei riconosciuto solo l'ultimo. Sono stupendi e perfetti nelle  loro forme. Io ne ho immaginato pure l'odore ed il sapore; il potere della suggestione. Avrei voluto solo tuffarmici dentro..non si capisce che adoro il formaggio, vero? Sebbene sia inflazionato, fotografare il cibo non è semplice. Devi cogliere ogni sfumatura, creare un insieme di sensi, che va oltre la vista. Devi poter inebriare chi guarda. Simone ci è riuscito. C'è chi ha visto delle Alpi innevate in questi formaggi. Sì..effettivamente..no, non ci riesco, sono dei deliziosi formaggi!!

Cavolo verza


L'ultima foto è dedicata al cavolo verza, nella sua maestosità. Questa foglia sembra voler coprire il mondo intero, a dirci nuovamente di guardare quanto sia perfetta la natura. Ogni venatura, ogni piccola goccia d'acqua intrappolata ha il suo perché, è lì per uno scopo preciso. Ci sono delle regole in natura, vanno rispettate. L'uomo è solo un estimatore ed il suo fruitore.

L'esposizione termina qui. Mi scuso per la lunghezza del post, ma queste foto meritano ogni mia singola parola. Deeping reality sarà visibile fino al 06 Aprile a San Donà di Piave, in Piazza Indipendenza, presso le Sale dell'Ex Camera di Commercio. Approfitto di questo mio spazio, per ringraziare a nome mio e di Simone, il Consorzio di Bonifica Veneto Orientale, e la direzione artistica di Toni Brunello. Inserisco foto del manifesto con tutte le indicazioni.


Oltre al sito ufficiale potete trovare Simone su FB (link) ed Instagram con il contatto simonemanzato.

Il più grosso augurio che vi possa fare è di riuscire a visitare la mostra in tempo. Non siate pigri, uscite, pure con queste bellissime giornate di pioggia. So che il mio blog viene letto anche da persone non proprio vicine al luogo dell'evento,ma vi ho lasciato i giusti indizi per ricercare Simone ed i suoi lavori. Mi raccomando, non è accettabile la scusante che "tanto ho già visto tutto qui". Lì, nelle Sale, ci sono le foto vere, e sono di forte impatto, ve lo assicuro. E poi c'è Simone, una garanzia.

A presto,

Francesca

martedì 24 marzo 2015

Il Museo dell'Innocenza

Buon pomeriggio a tutti. Oggi, sono qui per ricollegarmi al post scritto giorni fa in merito alla scoperta di Vivian Maier, alla sua fotografia, alla sua adorazione nel collezionare oggetti di uso quotidiano. Tempo fa mi è capitato di leggere un articolo apparso su Repubblica, o meglio un piccolo saggio dello scrittore turco Orhan Pamuk sugli influssi di vita, letteratura ed arte, che hanno portato alla nascita del libro Il museo dell'Innocenza.


Il museo dell'Innocenza narra la storia d'amore fra Kemal e Fusun. Kemal si innamora perdutamente di Fusun, lontana cugina, studentessa diciottenne che lavora come commessa nel negozio dove l'uomo entrerà per acquistare una borsa alla fidanzata ufficiale. La storia d'amore inizia nei primi anni Settanta in una primavera di Istanbul, i due "amanti" ne saranno subito folgorati e travolti. Kemal tuttavia dovrà scontrarsi con i sensi di colpa, le convenzioni sociali, i doveri familiari. Si troverà combattuto tra un fidanzamento con una ragazza di buona famiglia, colta e la passione, non solo amorosa ma anche fisica. L'approdo sicuro lo alletta, ma la perdita di Fusun lo fa impazzire. Quando Fusun deciderà di staccarsi da Kemal e rifarsi una vita, l'uomo inizierà a collezionare tutti gli oggetti che gli ricordano l'amata. Qualsiasi pezzo di materiale inanimato ricorderà a Kemal un profumo, una voce, un odore, una parte di Fusun. Anche quando dopo anni, riuscirà a rintracciarla e a scoprirla sposata ad un aspirante regista, Kemal non riuscirà a riconquistare la donna ed analizzerà i propri sentimenti, struggendosi malinconicamente. Quando la sua vita poi prenderà una nuova svolta, quegli oggetti diventeranno Il museo dell'Innocenza, testimonianza di un amore eterno.
Qui vi lascio alcune immagini che sono riuscita a scovare in Internet. Il museo esiste veramente nel quartiere di Cukurcuma, ed è stato inaugurato dallo stesso Pamuk nel 2012.

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L'idea che questo Museo esista veramente, per me è stata una vera folgorazione. Volerei ad Istanbul seduta stante, solo per poterlo visitare. Mi piace la vita racchiusa nelle teche, o meglio mi piace l'idea che ad ogni oggetto corrisponda un ricordo. Credo nel potere salvifico degli oggetti.
Ritornando al piccolo saggio di Pamuk, rifacendosi ad una lista di Hemingway, ne ripropone una propria, dove in tredici punti, presenta i suoi istanti di ispirazione.

1. Un principe ottomano assillato dalla incessante preoccupazione della mancanza di denaro, e la prospettiva di trovare lavoro come guida presso il Castello di Ihlamur, dove aveva vissuto la sua infanzia
2. Il romanzo di Vladimir Nabokov, Fuoco Pallido
3. La forza dell'amore travolgente nel romanzo in versi di Puskin, Evgenij Onegin
4. L'arte di passare da un argomento ad un altro senza far notare nulla, di non marcare la differenza fra un dettaglio importante e uno di poco valore, rifacendosi a Perec ed al suo gusto di stilare liste
5. La relazione poetica con gli oggetti
6. La vita di tutti i giorni come alimento imprescindibile di un romanzo
7. Le mattine nel quartiere di Cukurcuma ed il desiderio di inserire in un quadro tutti quegli oggetti e custodirli all'infinito
8. Il desiderio di collezionare per farne piccoli pezzi e brani da inserire nel testo
9. Il formalista e teorico russo della letteratura, Viktor Sklovskij
10. La capacità di istituire relazioni sentimentali con gli oggetti
11. Daniel Spoerri, artista svizzero di origini romene, che nel 1979 in Germania, a Colonia, allestì una mostra dove erano esposti oggetti banali della vita quotidiana, chiamandola "Museo Sentimentale" ( non sono riuscita a trovare un'immagine che riproducesse quest'installazione, vi lascio comunque il link al sito ufficiale di quest'artista, ancora vivente) http://www.danielspoerri.org/
12. Il Museo Frederic Marès di Barcellona http://w110.bcn.cat/portal/site/MuseuFredericMares
13. L'inizio di tutto, Flaubert.

Credo che questo percorso possa terminare qui. Abbiamo attraversato la fotografia di Vivian Maier, la sua passione per il collezionismo, le migliaia di oggetti che raccontano una vita, Orhan Pamuk, la sua Istanbul, la passione che ritorna grazie ad un fermaglio per capelli. Ho scoperto nuovi artisti che prima non conoscevo, suggestioni dalla letteratura russa, dall'architettura spagnola, da un ballerino romeno.
Se qualcuno volesse consigliarmi qualche altro suggerimento, potete scrivermi qui, e  nei vari social. Spero di avervi fatto conoscere qualcosa di unico e di bello.
A presto.

Francesca 

mercoledì 11 marzo 2015

Del catturare e conservare

Buongiorno! Citofonare Francesca è tornato. Nelle ultime settimane il blog ha subito un arresto per forze di causa maggiore, che non sto qui a spiegarvi per aumentare il vostro tedio..vi basti sapere che siamo tornati, io e le mie sempre troppe parole. Nel corso di quest'ultima settimana ho subito strane coincidenze. Alcune volte devo essere un po' fatalista e crederci in questo destino. Si sono accavallati dettagli, immagini, storie che non possono essere taciute; meritano di essere raccontate. I prossimi tre post saranno uniti da un unico filo conduttore. Non vi svelerò la sostanza di questo filo. Ne riparleremo alla fine, quando saremo sommersi dalle nostre emozioni. 
Vorrei partire da lei : Vivian Maier.


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Io non sapevo chi fosse Vivian Maier, né tanto meno che fosse una fotografa. Ho tirato un enorme sospiro di sollievo, quando ho capito che nessuno, tranne pochi eletti, sapesse chi fosse mai stata Vivian Maier, fino ad una decina di anni fa. Devo ringraziare ora e per sempre Daniela. Lei mi ha spinto pochi giorni fa ad essere curiosa, ed a guardare il documentario Alla ricerca di Vivian Maier, andato in onda lo scorso venerdì sui Rai5. 
Alla ricerca di Vivian Maier è un documentario del 2013, diretto da John Maloof e Charlie Siskel. 84 minuti di pura poesia. Maloof è  lo scopritore di Vivian Maier. Nel 2007, in procinto di scrivere un libro sul suo quartiere di Chicago, acquistò ad un mercatino delle pulci una scatola piena di negativi non ancora sviluppati ed iniziò a portarli alla luce fra le mura domestiche. Scoprì Vivian. Scoprì centinaia di foto, che poi diventarono altre centinaia, un vecchio magazzino pieno di altri rullini e negativi, dei filmati in 8 e 16 mm, ritagli di giornale catalogati, biglietti, ricevute, registrazioni audio, spille, scarpe, cappelli. Vivian era tutto questo. Vivian era una collezionista compulsiva. Vivian viveva per i dettagli. Vivian era una fotografa. Vivian creava arte. 


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Maloof non ha scoperto solo un'artista, che per sua volontà o meno, non si era mai esposta al giudizio del grande pubblico; ha scoperto anche una vita, una vita romanzata. Si discute ancora della nazionalità di questa donna : era americana, austriaca, francese? Lei ha finto per tutta la sua vita un accento francese, le sue radici affondano in un piccolo paesello francese; ma nessuno sa da dove provenisse veramente Vivian.
Iniziò a lavorare come operaia, ma la vita al chiuso non faceva per lei. Voleva restare in contatto con il mondo, vedere persone e situazioni, luoghi; iniziò così a fare la tata, e condusse questo compito in maniera mirabile. Vivian amava così tanto i bambini, quanto detestava gli uomini. Li fotografava certo, ne raccontava le gesta, ma nel rapporto con la donna li odiava, sottolineava sempre la loro volontà di supremazia, di sopraffazione.
Vivian era sola, sebbene 24 ore su 24 fosse attorniata da gente e da bambini urlanti, era una donna profondamente sola. Morì di vecchiaia e solitudine in un ospedale. Non credo avesse voluto una fine agitata, piena di gente invadente..credo solo avesse voluto morire fra le sue cose, nella sua vita.
Le fotografie di Vivian sono cronache cittadine di New York, Chicago, Los Angeles. Si spingeva nelle sue giornate libere nei sobborghi più poveri, avvicinava la gente e la fotografava. Sono foto di umanità, foto di strada. Bambini sporchi, poveri contro donne in pelliccia. Persone al limite, o borderline come sarebbero definiti oggi, contro donne di una bellezza raffinata. 


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Vivian non temeva la gente, l'amava, la desiderava, ne voleva catturare l'ultimo sguardo.
Si prese un anno sabbatico dal lavoro e fotografò il mondo, i suoi popoli : Sud America, Paesi Arabi, India. Un caleidoscopio di immagini, culture, occhi ed un'unica donna ad affrontarli, a farli suoi.
Nel documentario non viene risparmiato nulla alla Maier, nemmeno i suoi lati più oscuri.
All'inizio sono rimasta leggermente turbata da cosa raccontavano alcuni "bambini" dell'epoca; poi mi sono chiesta chi fossi io per giudicare una donna della quale nessuno ha mai saputo nulla, una donna che ha dedicato la sua vita alla cura degli altri, una donna che non voleva apparire, ma solo catturare e conservare. Ognuno di noi ha dei lati oscuri, spesso li vorremo cacciare, ma non sarà mai la soluzione migliore.
Questa donna e questa vita mi hanno colpito in maniera forte, come un pugno nello stomaco.
Le foto e la sua storia sono di una bellezza straziante ed i suoi piccoli "tesori" valgono ore ed ore di archiviazione e riordino. Forse mi sono un po' ritrovata in lei. Io conservo, spesso e molto. Per i più sono cose inutili, cose di cui potrei fare a meno, cose che creano solo confusione e disordine.
Non preoccupatevi, non vi trovate di fronte ad un'accumulatrice seriale, non chiamate nessuno specialista. Io conservo carta stampata, per lo più. Libri, appunti, annotazioni, recensioni, articoli. Non getterei mai un articolo scritto bene, una riproduzione di un quadro su una carta lucida qualunque, o quattro idee sbilenche che mi potrebbero venire chiuso questo post.
Ho una venerazione per la parola ed il suo uso, e devo preservarla dal logorio del tempo e dalle menti annebbiate. In eredità lascerò casse di libri e di appunti, di giornali ingialliti e di foto che mi hanno emozionato. Lascerò anche il mio amore per Vivian.

Vi allego un intervento di Alessando Baricco riguardo la sua personale scoperta di Vivian :
http://interestingpress.blogspot.it/2014/03/la-tata-col-rolliflex.html

Qui vi lascio il sito ufficiale del lavoro di Vivian :
http://www.vivianmaier.com/

A prestissimo, Francesca