giovedì 27 ottobre 2016

Imparare a dire sì.

Iniziamo dal titolo. Parole non mie, che però cerco, ostinatamente, ogni giorno, di fare mie.
Imparare a dire sì è la chiave di volta che ha usato Ivano Porpora per scegliere dieci nuove voci dei suoi corsi di scrittura. Dieci racconti che sono ospitati nel numero sedici di Cadillac, rivista letteraria.
Un numero che non ha seguito la logica periodica, un numero che è andato oltre le regole del tempo.
Per chi ancora non conoscesse Cadillac, vi lascio il link della homepage. Cadillac è una rivista di inediti, e come ogni inedito merita attenzione e mente sgombra.

Cadillac

Inutile che vi dica che la scelta fatta da Ivano sia una delle migliori su piazza, perchè qui dentro c'è gente che sa scrivere, e lo fa bene, con leggerezza. E intendo leggerezza alla Calvino.
Non vi parlerò di contenuti stilistici, tecniche di scrittura, perchè io non me ne intendo. Non so cosa siano, e non li so distinguere. Vi parlerò di due racconti, quelli che ho sentito miei, quelli dove ho visto Francesca seduta sull'erba a guardare tutto quello che succedeva.

Il primo è di Roberto Camurri, Di api, di maiali e di scoprirsi mortali.
Quando si dice che il titolo è importante, e nel titolo ci sono le api, i maiali (uno dei miei animali preferiti), e l'essere mortale. Io conosco, virtualmente, Roberto da qualche mese. Quando mi ha chiesto l'amicizia in Facebook, aveva una foto profilo con dei capelli da scappato di casa. E niente, mi è stato subito simpatico. Io comunque non mi sono fidata dei suoi capelli, e prima di accettare ho letto quello che scriveva, e ho detto sì. E credo che questo sì mi abbia fatto entrare in un mondo bello e delicato. Nel mondo di Roberto. Lui scrive in punta di piedi. Un osservatore lontano, appartato. Io lo immagino così. Nella sua scrittura riesce a rendere ogni dettaglio palpabile, con lui c'è poco di etereo, di effimero. Ci sono sensazioni che si possono toccare, annusare, sentire. C'è la realtà, e tutto quello che comporta la realtà. Il nostro continuo confronto con chi ci sta davanti. E con quello che ci sta attorno. Il racconto parla di una scelta, di un padre, di ricordi lontani, di animali vivi, che pulsano. Io ho sentito tutto. Gli odori, gli umori, la malinconia, l'essere uomo. Ci ho lasciato un pezzo di cuore, perchè ho rivisto mio padre, perchè mi sono persa anch'io, spesso, in certi spazi.

Il secondo racconto è di Carmen Verde, I cani lo sanno.
(Questa cosa che io abbia scelto due racconti dove siano presenti degli animali, mi fa pensare a quanto sia attratta da tutto quello che è l'istinto animale, e le sue forme di espressione, ed è buffo perchè io razionalizzo tutto).
Carmen non la conosco, ma spero di riuscire ad avvicinarmi a lei. Nelle sue parole ho ritrovato me stessa, la me stessa di questo periodo. Sono rimasta affascinata dal suo realismo magico. Lo definirei proprio così. Ci sono due personaggi, un'attesa, che poi diventerà ricerca, che poi muterà in consapevolezza. Il sentimento di amicizia, forse il sentimento più forte che può sperimentare un essere umano. E poi il passato e i ricordi. E chi e cosa può decidere quando un ricordo può essere dimenticato. E la fortuna di non restarne mai sprovvisti. Una fortuna enorme, che spesso ci dimentichiamo di avere.

Qui sotto vi riporto il link dal quale potete consultare o scaricare il PDF della rivista.

Cadillac numero 16

Vorrei ringraziare tutti quelli che qui dentro ci hanno scritto, perchè ho letto ogni racconto avidamente, con la speranza che potesse continuare ancora un po'.
Ringrazio ancora una volta Ivano. Lui sa perchè. E a noi basta.

F.


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