giovedì 9 ottobre 2014

Le ore delle donne

Felice Ottobre a voi tutti! Inutile che vi faccia continue promesse sulla mia costanza, per questa settimana usciranno solamente due post, oggi e domani. Per la prossima settimana vedremo di riprendere il normale ritmo. Ho solo tantissime cose che mi gironzolano per la testa e progetti che aspettano e meritano di essere concretizzati. Cercherò di tenervi aggiornati su tutto, mantenendo comunque sempre quell'alone di mistero, che male non fa. Voi cosa mi raccontate? Quali sapori, profumi e colori avete incontrato in questi primi giorni d'autunno? Sarebbe simpatico condividere con voi quello che potete vedere da un finestrino, toccare dal fruttivendolo o annusare nell'aria. La curiosità, i particolari, i piccoli dettagli che in pochi notano, sono il motore del mondo. Oliare bene gli ingranaggi e farlo funzionare è il nostro compito. 
Oggi Citofonare Francesca vi parlerà di un libro e di un film, o meglio di due film.

Le ore, Michael Cunningham, Ed.Bompiani 

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Le ore di Michael Cunningham è uno di quei libri scelti dal mio GDL (Gruppo di Lettura). Tutti me ne avevano parlato come di un capolavoro, e mi sono avvicinata al testo con queste aspettative. Non ne sono rimasta per niente delusa. Cunningham con questo libricino, conta meno di 200 pagine, ha vinto il Premio Pulitzer nel 1999. Il libro racconta le vite di tre donne che sono legate fra loro dalla figura di Mrs Dalloway. La prima è la sua stessa creatrice, Virginia Woolf. Viene raccontata nei momenti più neri della sua depressione, vengono descritte notti angoscianti e mattine agghiaccianti. La Woolf stava perdendo la sua lucidità, aveva mal di testa sempre più violenti, sentiva delle voci. Un viaggio dentro alla pazzia di una donna, di un'artista, che la condusse al suicidio, all'annegamento in un fiume. Il suicidio della Woolf viene descritto nelle prime pagine in maniera superba. Nulla viene lasciato al caso. L'autore forse esagera nella descrizione dei particolari per un lettore impreparato o per chi non conosca la tragedia dell'autrice, ma lo sforzo per leggere quelle parole e per affrontare le sensazioni che suscitano, è ripagato. La seconda donna che Cunningham ci fa conoscere è Laura Brown, una casalinga americana degli anni'50, con un marito ex militare, un figlio di 4 anni ed un altro in arrivo. Laura si sente ed è una diversa, rispetto al modello di donna, madre e moglie in voga negli Stati Uniti nel dopoguerra. Laura non è bionda, come quasi tutte le mogli, non ha lineamenti regolari anzi, assomiglia ad una donna greca. Laura era ed è un topo da biblioteca, una donna che ha sempre letto e legge molto, una donna che in quelle ore tiene sul suo comodino La Signora Dalloway. Legge il romanzo con avidità, con passione, cercando di pensarsi lì, intensamente, cercando di autotrasportarsi a Londra. Laura invece si risveglia nella sua stanza, con un marito al quale preparare una torta di compleanno, con un figlio da gestire tutto il giorno da sola, con un figlio in grembo da proteggere. Laura vorrebbe solo andarsene, per un paio di giorni, staccare da tutto e da tutti; da quella famiglia così perfetta, da quella casa così perfetta, riscoprirsi, trovare sé stessa. Così farà, e si rifugerà in un motel con Mrs Dalloway. La terza donna è Clarissa Vaughan, intellettuale ed editor newyorkese. Le ore di Clarissa sono le ore moderne, dei giorni d'oggi. Clarissa è una donna di mezza età, ancora bellissima, con uno spirito ed uno stile bohémienne, che con il passare degli anni non l'ha resa ridicola, ma solo più affascinante. Clarissa assiste il suo amore sfumato, Richard. Proprio Richard, ai tempi del college, l'aveva soprannominata Mrs Dalloway, per la coincidenza del nome e per alcune caratteristiche comuni. Richard non era mai appartenuto totalmente a Clarissa. Negli anni '70, in piena rivoluzione sessuale, esisteva l'amore libero, la promiscuità, e Richard la praticava regolarmente, con un altro uomo. Era diventato uno scrittore e nell'unico libro di successo, aveva sempre e solo parlato di Clarissa, come suo unico grande amore, l'amore di una vita, l'amore sfumato. Richard è malato, molto malato. Ha l'AIDS conclamato in forma terminale e Clarissa lo assiste, mettendoci l'amore che può, che riesce. Lo segue nell'alimentazione, gli compra dei fiori freschi, prepara la festa per la consegna di un premio alla carriera. Clarissa si è rifatta una vita, ha una compagna, lotta con la figlia adolescente, ma l'affetto e l'amore puro e  primitivo che la lega a Richard va oltre. Oltre la quotidianità e ad ogni rancore. Il libro è scritto in maniera magistrale. Cunningham si inerpica lungo lo stile della Woolf, facendo suoi i flussi di pensieri, le analisi introspettive dei personaggi. La trama si snoda non attraverso fatti o accadimenti, ma attraverso pensieri e riflessioni. Le ore è un libro raffinato, alcune volte bisogna porre molta attenzione alle parole, alle loro costruzioni, ma è un libro che rimane nel cuore e negli occhi di chi lo legge. Un libro che scruta l'anima. 
Nel 2002 da questo libro è stato tratto l'omonimo film The Hours, diretto da Stephen Daldry, con Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf, Julianne Moore in quelli di Laura Brown e Meryl Streep in quelli di Clarissa Vaughn. Non l'ho mai visto ed il solo fatto che io non abbia ancora visto un film del genere con due delle attrici che stimo di più, mi rattrista. Devo recuperare! E sicuramente rivalutare la Kidman, se nel 2003 ha vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista. Anche la Streep e la Moore hanno ricevuto premi in sede di Golden Globe e BAFTA. Vi lascio la locandina. Vi consiglio di recuperarlo in streaming e guardarlo. Magari ci riuscirete prima di me. 

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Il film che ho visto e di cui vi voglio parlare è:

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E ora dove andiamo? è un film di Nadine Labaki, già regista ed interprete di Caramel. Nadine Labaki è un'artista sopraffina, che sa creare atmosfere, colori, suoni mediorientali, strappandoli direttamente dalla sua terra d'origine. Donna di una bellezza eterna, eccelle nell'arte della regia come poche altre, a mio avviso. E ora dove andiamo? è una nuova storia di donne. Donne coraggiose, indipendenti, intelligenti, che sanno mettersi in gioco, soffrire e gioire della propria condizione. Qui ci troviamo in una piccola zona montuosa del Medioriente, quasi dimenticata da ogni dio, dove in un villaggio convivono pacificamente una comunità cattolica ed una musulmana. A causa di una tv vetusta che viene aggiustata da alcuni ragazzi, si spargono nella comunità le voci dei conflitti religiosi e razziali, e questo innesca una serie di screzi e di episodi di violenza fra gli uomini del villaggio. Saranno le donne a doversi unire fra loro per sventare un possibile conflitto all'interno della comunità, architettando i trucchi più disparati : dal far piangere sangue ad una Madonna con tanto di veggente al seguito, per accusare i sentimenti di odio degli uomini; a drogare i propri mariti con l'hashish per stordirli; fino ad invitare ed ad ospitare delle ballerine russe per sviare gli interessi della popolazione maschile e poter così nascondere le armi. Tuttavia il dolore arriverà anche nel piccolo villaggio. Labaki centra in pieno il problema della convivenza fra popoli diversi, fra religioni diverse, e cerca di far emergere il lato positivo della costanza e della volontà femminile. Il film può sembrare lieve su certi argomenti, ma non è così. Rappresenta quasi in maniera grottesca queste figure maschili, innalzando le donne a vere eroine. E lo sono in realtà. Lo sono perché sopportano una vedovanza con figli piccoli, perché nascondono il corpo del figlio morto dentro un pozzo per evitare scontri, perché cercano il confronto con i propri compagni, non sentendosi mai inferiori o sottomesse. La scena iniziale è struggente e carica di significato umano, religioso, mistico. Consigliato.
Vi lascio il trailer.


Citofonare Francesca per oggi ha concluso. Pubblicherò in serata, spero di essere una delle vostre ultime letture prima che Morfeo vi travolga.
A domani.

Francesca 

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