Oggi vi voglio parlare di questo libro : Sillabari di Goffredo Parise.
Per iniziare voglio partire dall' "avvertenza" che l'autore decide di scrivere ad introduzione della sua opera: "Nella vita gli uomini fanno dei programmi perché sanno che una volta scomparso l'autore, essi possono essere continuati da altri. In poesia è impossibile, non ci sono eredi. Così è toccato a me con questo libro: dodici anni fa giurai a me stesso, preso dalla mano della poesia, di scrivere tanti racconti sui sentimenti umani, così labili, partendo dalla A e arrivando alla Z. Sono poesie in prosa. Ma alla lettera S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato. E a questa lettera ho dovuto fermarmi. La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l'amore.
Ecco. Scrivere ancora delle parole dopo aver letto questo, è un azzardo. Sillabari, come scrive l'autore, sono delle poesie in prosa. Io le chiamerei anche poesie in divenire. Pochi autori come Parise riescono a lasciarmi quel senso di incompiuto. Non considerate il termine in accezione negativa, ma bensì come un qualcosa che aneli ad altro. Alla fine di ogni racconto vorresti saperne di più, capire cosa ha fatto l'uomo dopo aver guardato il mare, o la donna dopo essersi alzata dal tavolino. Sono poesie in divenire perché lasciano a te il compito di dare una vita a questi personaggi, di collocarli nel tempo, in una città o di farli rimanere statici in una campagna umida, o su un terrazzo che guarda il mare.
Io ho conosciuto Parise con Il prete bello, attraverso il Gruppo di Lettura. Sì,avrei dovuto conoscere la sua opera già da parecchi anni considerando la territorialità, ma come spesso accade, le cose più vicine a noi vengono relegate in secondo piano, per lasciar spazio all'esotismo. Del Preto Bello mi aveva colpito l'accurata descrizione del bigottismo di campagna, di come era perfettamente incarnato dai vari personaggi che gravitano attorno a questo prete tanto affascinante quanto furbo. Le descrizioni dei volti, dei luoghi, di ogni ruga evidente sono fondamentali all'interno dell'opera dell'autore. Parise riesce ad incasellare sostantivi ed aggettivi in maniera ritmica, donando all'insieme quella musicalità che sfocia nella rappresentazione di un volto, di una capanna in un bosco, di una casa povera ed umile.
Ogni singolo racconto rappresenta perfettamente una cellula autonoma, dotata di vita propria ed in grado di generare a sua volta un romanzo.
Mi hanno colpito in particolare alcuni "sentimenti umani" fra i quali Anima dove viene raccontata la vita di un cane randagio, attraverso i suoi occhi e la sua sensibilità; Bambino, la storia di un' amicizia fatta di piccole cose, fra un uomo anziano ed il figlio illegittimo di una contadina; Estate, una travolgente storia d'amore fra due persone così diverse, eppure così assetate l'una dell'altro; Grazia, l'incontro fra due sconosciuti e come si possa piangere più facilmente di fronte chi non sa nulla di te; Ingenuità, dove questa caratteristica viene scambiata per mitezza o abitudine.
Ce ne sarebbero molti altri, ma il mio compito non è quello di stilare un elenco che potrebbe solo annoiarvi, ma di suscitare in voi anche un solo piccolo moto di curiosità.
Entro fine anno mi piacerebbe leggere L'odore del sangue e scoprire anche il lato giornalistico di Parise. Chi avesse letto qualcosa dei suoi reportages mi lasci un post-it :).
Vi lascio con due piccole curiosità:
http://www.goffredoparise.it/index.php è il sito ufficiale dello scrittore, dove potrete trovare la sua biografia, le opere e la prima ed unica "casa" che Parise sentì come propria. Ci sono anche gli orari di visita e le aperture straordinarie curate da un'associazione.
(Vi devo fare una piccola premessa: io sono una patita di illustrazioni e copertine e spesso mi ostino a volere un'edizione particolare per questa mia fissazione. Trovo che la copertina sia parte integrante del libro, ne deve descrivere l'anima, il suo contenuto. Per questo mi incuriosisco agli artisti che hanno illustrato le parole che ho appena letto)
http://www.josephcornellbox.com/ Joseph Cornell è l'artista statunitense che Adelphi ha scelto per questa edizione dei Sillabari. In copertina vediamo una delle sue "Box", scatole. La maggior produzione di Cornell è composta da queste scatole, al cui interno l'artista convogliava gli oggetti più disparati che negli anni aveva collezionato. Spesso erano completamente slegati fra loro, ma Cornell lasciava a loro la capacità di unirsi e trovare un denominatore comune. Il sito è un po' avaro in termini di immagini, ma se cercate in Internet troverete parecchia documentazione. La Box in copertina è conservata al Guggenheim di Venezia.
Con questo ho terminato. Credevo di non riuscire a scrivere molto, invece come al solito aggiungo mille dettagli. L'interdisciplinarietà è sempre stata il mio forte.
Ultimissima cosa e poi vi lascerò alle vostre profumate docce. Mi era balenata per la testa questa stramba idea: vi piacerebbe che accompagnassi le recensioni con dei brevi video dove leggo le parti dei libri che mi hanno più colpito? In questo modo chi non volesse leggere i miei papiri, potrebbe farsi un'idea del contenuto del libro. Ditemi cosa ne pensate, in modo che io riesco ad organizzare per il prossimo appuntamento.
P.S. : Il concorso "Dona un nome a pagnottina" è ancora aperto. Per il momento gareggiano Scooby Doo e Fafner. Attendo altre candidature.
Un abbraccio
F.
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