lunedì 25 agosto 2014

La passione coperta dal candore

Buon pomeriggio a tutti voi! Rientrati dalle ferie? Ripresa la normale attività lavorativa, il rassicurante tran tran quotidiano? Citofonare Francesca è già all'opera per voi dallo scorso fine settimana. Sì, lo so, sono una tipa dalla ripresa facile. Io considero Agosto un mese lunghissimo ed il più delle volte abbastanza noioso, e come per magia mi risveglio sempre nel mese di Settembre, anche anticipandolo. Oggi il Citofono vi parlerà di due libri letti nell'ultimo periodo. Eravate un po' a secco di recensioni, quindi ho pensato bene di regalarvene due. Potete pure reciclarle per il prossimo Natale, che a pensarci bene non è nemmeno così lontano ;) .

Le braci, Sandor Marai, Edizioni Adelphi


Le Braci è un libro che ho letto all'interno del Gruppo di Lettura della biblioteca. Non conoscevo quest'autore e ne sono stata estremamente colpita. Sandor Marai è stato uno scrittore e giornalista ungherese. La sua vita è stato un continuo peregrinare da uno Stato all'altro dell'Europa, fino a spingersi poi nel 1957 negli Stati Uniti, dove acquisì la cittadinanza. La decisione di scrivere nella lingua madre, la morte della moglie per cancro, il rifiuto del figlio di portare avanti la discendenza ungherese americanizzando il proprio nome sposando un'americana, la morte improvvisa poi anche di quest'ultimo, portarono Marai in uno stato di depressione ed isolamento profondo tanto da condurlo nel 1989 a togliersi la vita con un colpo di pistola alla nuca. Il suo corpo fu cremato e disperso nel Pacifico, come da ultime volontà. Non particolarmente apprezzato in Ungheria, le sue opere furono riscoperte e pubblicate in lingua inglese solo negli anni'90 , diventando parte dei capolavori della letteratura europea del xx secolo. Mai come in questo caso la vita dell'autore si riflette nelle opere, soprattutto in questa. L'isolamento e la solitudine di Marai si ritrovano in tutti e tre i personaggi che troviamo lungo la trama delle Braci. La storia sinteticamente è questa : due uomini, che da giovani erano stati inseparabili, dopo quarantun anni di silenzi, si ritrovano in un castello ai piedi dei Carpazi. Il generale, fedele ai valori di una vita tramandati dal padre, è rimasto cristallizzato nella sua tenuta, amando una moglie morta prematuramente ed aspettando il ritorno di Konrad, l'amico e l'amore della giovinezza, partito per i Tropici senza preavviso. Konrad ritorna. Ritorna per colmare quei quarant'anni di silenzio o forse no. Tralasciando la prima parte dove prende scena la descrizione del castello, della famiglia d'origine del generale e del suo rapporto con la tata che l'ha visto crescere, e che lo accudisce ancora oggi nonostante i novant'anni di età ; Le Braci è un unico monologo del generale, intervallato solo da qualche risposta secca e quasi disinteressata di Konrad. Il generale ripercorre tutta l'amicizia e la carriera militare dei due uomini, quasi esasperando il sentimento che li univa. Ai lettori può sembrare un'amicizia morbosa, quasi al limite del possesso. Un amore che non doveva essere svelato a nessuno, men che meno in quell'ambiente ed in quel periodo storico. Il generale confessa a Konrad come si fosse sentito inferiore al suo amico alcune volte. Konrad era speciale, più intelligente, più incline all'arte con la sua passione per la musica, un parvenu che si era fatto uomo, e non un uomo qualunque. Ma la sete di vendetta che il generale è riuscito a coltivare in tutti questi anni fa capo alla moglie Katrina, al tradimento che lei e Konrad stavano perpetrando nei suoi confronti. Un tradimento che non vedrà la fuga dei due amanti, ma solo quella di Konrad. L'esilio nei Tropici non ha comunque allontanato Konrad dal generale, dal castello o da Katrina. Sono rimasti tutti imprigionati lì. Imprigionati in una rete di sentimenti forti, contraddittori, di passioni consumate o nascoste per anni, in una sorta di gara fra chi riesce a sopravvivere meglio e chi invece soccombe al tempo che passa, ai rimorsi ed ai rimpianti. Un libro non semplice, che tratta di emozioni in maniera cruda, quasi spietata. L'io di tutti e e tre i protagonisti viene analizzato in maniera lucida, psichiatrica. Un libro che non si può leggere a vent'anni, perché secondo me non lo si capirebbe a fondo, non avendo esperienze alle quali fare riferimento. Un libro che in età matura può tirare fuori tutto il peggio ed il meglio di te. Leggetelo, ve lo consiglio, ma prestate attenzione. Schermatevi per bene. 

"Noi siamo ciò su cui manteniamo il silenzio".

Yukio Mishima, Confessioni di una maschera, Universale Economica Feltrinelli

                                                        source

Confessioni di una maschera di Yukio Mishima si potrebbe definire, usando termini moderni, un coming out letterario. In realtà non si può ridurre un libro così bello e sofferto ad una semplice dichiarazione di omosessualità da parte dell'autore ( si vocifera che il protagonista, Kochan, non sia altro che l'alter ego di Mishima). Kochan è un giovane bambinetto che matura in un Giappone prossimo alla seconda guerra mondiale. Kochan fin dalla tenera età capisce di non essere attratto carnalmente dall'altro sesso, ma di provare piacere guardando figure di cavalieri, samurai, santi possibilmente sofferenti ed agonizzanti. Sviluppa fantasie sadomasochistiche che nelle righe del libro vengono comunque presentate sotto un alone di candore, che accompagnerà anche la pratica della masturbazione. Arrivato in età scolastica da liceo, Sochan dovrà confrontarsi con i compagni, toccherà con mano l'altro, la comunità che genitori e nonna per la sua salute cagionevole e per un metodo educativo rigoroso avevano sempre tenuti lontani. Scoprirà così, per la prima volta, un sentimento d'amore, che nemmeno Sochan sa se definire tale o meno, per un suo compagno di classe più grande, forte, maschile, già attivo sessualmente con le donne e quando sarà più adulto ed in odore di diploma proverà tenerezza ed affetto per un ragazzo più giovane, immaturo, timido. Nel periodo cruciale della guerra Sochan cercherà di entrare in contatto con l'universo femminile e di "amare" e provare trasporto fisico per una ragazza, ma scoprirà ben presto che gli unici sentimenti che riescono a prevalere sono innocenza, sensibilità, una sorta di identificazione con personaggi celebri femminili e niente più. Nessuna passione che divampa, nessun sangue che scorre nelle vene. Il romanzo trasuda sessualità in ogni riga, ma non viene descritta in forma greve, rimane sempre coperta da un velo di pulizia. Mishima sa trasmettere esultanza e tragicità, disperazione in ogni sua forma, come la  maggior parte degli artisti giapponesi. I sentimenti di Sochan e di Mishima resteranno tenaci, forti, coraggiosi ma pure sempre nascosti dietro alla maschera della correttezza ufficiale. " Le emozioni non hanno simpatia per l'ordine fisso" .

Citofonare Francesca dopo tante parole, spero ben riuscite, vi lascia con un po' di musica. Rilassate gli occhi, chiudeteli, ed aprite bene la mente. Buona serata!

St. Vincent, Digital Witness


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