mercoledì 9 ottobre 2013

Mercoledì non indulgente

Lo stato d'animo del giorno : La non indulgenza

Riporto la definizione di indulgenza dall'enciclopedia Treccani : Benevola disposizione d’animo per cui si è portati a perdonare, compatire, scusare le colpe, gli errori, i difetti altrui . 

Bene, oggi sarà la giornata della non indulgenza. Perché ci siamo stancati un po' tutti di perdonare, chiudere un occhio, passarci sopra e tutti i modi di dire che volete. Mi sono stancata di essere indulgente con chi : 1. Non rispetta il codice della strada. Frecce che svaniscono, sorpassi in doppia corsia, svolte all'improvviso, frenate brusche. Basta. 2. Cambia idea dall'oggi al domani senza un apparente motivo o per motivi illogici. 3.  Si ferma a discutere allegramente con quattro carrelli per braccio in corridoi sempre troppo affollati dei supermercati o davanti alle casse veloci, mentre tu annaspi con dieci cose cosparse lungo tutto il tuo busto chiedendo a gran voce "Permesso!" 4. Non rispetta il proprio turno nei seguenti edifici : poste, ospedali, medico di base, Agenzia delle Entrate. 5. Non saluta, mai, nemmeno fossi l'ultimo essere vivente rimasto sulla Terra. 6. Non fa la raccolta differenziata. 7. Tratta gli animali come persone, sono animali, non si devono vestire, agghindare, acconciare, si devono solo curare e lasciarli vivere da animali. 8. Apre bocca solo per arieggiare la cavità orale. 9. Non si sa vestire, o non vuole capire come si deve vestire. Della serie: benvenuti al Festival degli orrori. 10. Continua a fare liste.

Il dipinto del giorno : Il capolavoro o i misteri dell'orizzonte, René Magritte, 1955


L'articolo del giorno : Massimo Cirri


Se io fossi Ernesto Guevara de la Serna, più noto come Che Guevara o semplicemente el Che, oggi che è il 9 ottobre 1967, starei per morire.
Mi hanno catturato ieri nella giungla boliviana, vicino al villaggio de La Higuera. Sono ferito alle gambe. Ero lì per portare la rivoluzione, o per creare un esercito rivoluzionario e poi entrare nel mio paese, l’Argentina. Non è andata bene. Pensavamo di dover affrontare solo l’esercito boliviano, male armato e poco equipaggiato. Ma appena gli americani hanno saputo che sono qui hanno inviato la Cia ed i consiglieri delle forze speciali, quelli esperti nei combattimento nella giungla. Ci hanno circondato, non avevamo informazioni – la radio per sentire Cuba non funziona – e pochi viveri.
Adesso sono qui, chiuso nella piccola scuola del paese, dove ho passato una brutta notte. Ho chiesto se potevo avere qualcosa da mangiare, perché mi piacerebbe morire a stomaco pieno. Mi hanno portato montone con patate. Un po’ pesante, ma tant’é.
Dopo morto verrò legato ai pattini elicottero e portato in una città. Mi metteranno su un piano di lavaggio dell'ospedale e mi mostreranno alla stampa. Le ultime foto, poi un medico militare mi amputerà le mani. Poi faranno sparire il mio corpo.
Verrò ritrovato 30 anni dopo, il 28 giugno 1997, in una fossa comune vicino alla pista di volo. Adesso sto a Cuba, in un mausoleo nella città di Santa Clara, dove nel 1958 avevo vinto la battaglia decisiva della rivoluzione cubana. C’è una grande statua con la scritta Hasta la victoria siempre.
Quello che ho rappresentato io, Ernesto Che Guevara, su scala globale non ha proprio vinto. A pensarci bene neanche pareggiato. Ma per tanti continuo a rappresentare qualcosa. E anche questa è una vittoria.

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