Consueto appuntamento del venerdì misto. Premio Nobel 2013 per la letteratura, all'autrice canadese Alice Munro. Non conosco molte opere di questa autrice, dovrò recuperare. Eccelle nel racconto breve, la sua opera più famosa é Nemico, amico, amante del 2003. L'autrice riesce a raccontare la vita dei suoi personaggi, le loro varie sfaccettature partendo da racconti di vita quotidiana. Il 22 Ottobre uscirà per Einaudi la raccolta La danza delle ombre felici, la sua prima raccolta di racconti (1968) . Siti del giorno : il primo é realityproject.net, iniziativa dove vengono raccolte foto di donne reali, senza trucchi e fotoritocchi. Se siete particolarmente puritani non ci andate. Si vedono donne nude! Il secondo é un blog letterario : lastambergadeilettori.com, ve lo consiglio in ogni sua rubrica. Recensioni, approfondimenti monografici su autori, curiosità, nuove uscite, analisi dei vari premi letterari ed anche una simpatica ed utile lista sui 1001 libri da leggere nella vita. Lo spettacolo del giorno : non é proprio uno spettacolo singolo ma la programmazione di Vertigini 2014 che si terrà presso il Palazzetto dello Sport a Noventa di Piave. Si parte il 07 Gennaio 2014 con il grande Paolini e si conclude il 29 Marzo con l'ebreo per eccellenza Moni Ovadia. Vi lascio il link dove potrete trovare prezzi, abbonamenti e le varie riduzioni, www.teatrinodellaneve.com. Libri del giorno : restando in tema di racconti e di scrittrici vi segnalo Eccoci qui di Dorothy Parker edito da Astoria; antologia di dieci racconti dove viene raccontata in maniera pungente ed ironica la mediocrità piccolo borghese. Vi invito ad approfondire in maniera particolare la vita dell'autrice scomparsa nel 1967. Col diavolo in corpo di Osvaldo Guerrieri ( Neri Pozza ) entriamo invece in una galleria di personaggi "maudit" analizzati dallo scrittore torinese. Il diavolo in corpo é il demone che brucia l'esistenza di questi personaggi; da Modigliani a Dino Campana, da Puccini a Walter Chiari. Il film del giorno : Anni felici di Daniele Lucchetti. Vi lascio qui una recensione a cura di Coming Soon.
Sconvolta e scombussolata dalla libertà euforica della sua vacanza femminista, e dalle pulsioni omoerotiche che inizia a provare, a un certo punto di Anni Felici Micaela Ramazzotti chiede ansiosa a Martina Gedeck: “Ma l’autocoscienza, si può fare anche solo in due?”.
Da un certo punto di vista, Daniele Luchetti autocoscienza l’ha fatta tutta da solo, ma per raccontarla pubblicamente, in un film che – non importa quali siano le effettive proporzioni tra realtà e fantasia – è senza dubbio un sentito momento catartico, un contributo al superamento di traumi, una sorta di liberatoria seduta psicanalitica.
In tutto questo, sia chiaro, non c’è nulla di male, poiché da sempre ogni attività creativa e artistica si nutre delle medesime pulsioni, in maniere più o meno esplicite. Ma, altrettanto chiaramente, se davvero Anni felici fosse stato solo e soltanto il racconto della tumultuosa e stereotipatamente fricchettona infanzia del regista, forse il film sarebbe assai meno riuscito di quello che è.
Perché la storia tra l’artista concettuale irrequieto e donnaiolo e la giovane borghese di famiglia bottegaia, del loro progressivo ribaltamento di ruoli - le
i che abbraccia la libertà e l’amore libero, lui che si ritrova bigotto e conservatore - è raccontata con una certa grazia narrativa ed estetica (seppur l’erotismo, che è il loro legame più forte, il regista stenti a raccontarlo), conta su un assortimento di volti ben scelti, due bambini ben diretti e su una forte interpretazione della Ramazzotti: ma è un po’ carente in quanto a sostanza.
E se davvero nel personaggio di Dario, figlio dei due, Luchetti avesse raccontato solo e solamente di sé, il suo autobiografismo (reale o fantasioso) sarebbe stato un vagamente solipsistico e po' pedante nei tanti rivoli vagamente retorici e negli spiegoni diffusi che tradiscono la partecipazione alla sceneggiatura di Rulli e Petraglia.
Eppure, c’è qualcosa in Anni felici, capace di elevarlo più in alto rispetto al puro e semplice racconto intimista e personale. Qualcosa che, forse inconsciamente, ha dato a Luchetti la possibilità di ragionare su dinamiche che sono attuali e socialmente diffuse.
Le traiettorie familiari dei Marchetti servono infatti anche a una ricostruzione affettuosa ma disincantata di anni e atteggiamenti che continuano a gettare la loro influenza egemonica a quarant’anni di distanza, come se quei decenni non fossero passati.
E, raccontando di ieri, forse Luchetti (con una sincerità di sguardo al limite del candore) racconta allora l’oggi, come certi dettagli scenografici sembrano volutamente vintage e modernariato più che ricostruzione filologica.
Perché alla fine il gioco delle parti tra Guido e Serena, il loro aderire candidamente a degli stereotipi e al loro ribaltamento, il loro essere sintesi di una certa cultura degli anni Settanta è funzionale solo alla ricaduta su un figlio che, in qualche modo, ne è rimasto prigioniero.
Canzone del giorno : These Boots are made for Walkin', Nancy Sinatra
Film del giorno : Parla con lei, Pedro Almodovar, 2002
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