lunedì 25 novembre 2013

Lunedì in rosso

Il numero del giorno : 25

Oggi é il 25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Avevo già scritto tempo fa un post sul blog riguardo l'orrore del femminicidio, ma le parole non sono mai troppe. Venerdì scorso su Repubblica c'era uno speciale dedicato interamente a storie di donne abusate, picchiate, uccise. Frasi difficile da digerire, da assimilare. Donne sfregiate con l'acido da sicari assoldati dall'ex compagno.Piani folli, pensate da menti altrettanto folli ma pienamente lucide nell'intenzione di voler far del male, di ferire per sempre, di uccidere. La questione che gioca l'uomo in questo massacro è fondamentale. Spesso manca una cultura del rispetto in queste persone, l'abc dell'amore e dell'affetto è un perfetto sconosciuto. Vedono tutti come prede da catturare ad ogni costo, e quale preda più facile e mansueta da catturare di una donna? Noi donne ci possiamo difendere, siamo forti e con grande volontà ma spesso sono le istituzioni, il welfare a lasciarci sole. Non ci danno gli strumenti idonei per poterci difendere, per poter emergere, per poter dire ci sono anch'io e sono al tuo pari. Non mi devi offendere, maltrattare, picchiare perché io ho le tue stesse armi per sconfiggerti. Posso realizzare le mie aspirazioni, essere autonoma economicamente e sentimentalmente se mi va, e se ho subito violenza non vorrei trovare solo ginecologi obiettori, vorrei poter scegliere del mio corpo e della mia vita. So che sembrano slogan anni '70 veterofemministi, ma la realtà è quella che vedete ogni giorno su Tv, giornali, Internet; una spirale di violenza che non ha mai fine. Credo che abbiamo tutto il diritto di essere stanche, esauste, avvilite. Ma non ci abbattiamo, restiamo unite, per lottare insieme. Questo schifo prima o poi finirà, lo spero per tutte le donne del mondo e per tutti gli uomini che non le odiano.


La canzone del giorno : A muso duro, Pierangelo Bertoli, 1979


L'articolo del giorno :

Questa mattina mi sono svegliata e mi sono chiesta a quante di noi è successo. Ricordo che faceva caldo e la porta era aperta sul bagno minuscolo nel quale una ragazza lavava dei panni a mano. Stava litigando con il suo ragazzo. Lei sapeva che non potevano continuare a stare insieme, ma non aveva il coraggio di dirlo. Stavano litigando e lui le tirò un pugno in faccia. Le colpì il naso, molto forte. Ricordo il dolore di lei e lo stupore. Credo che l'abbia cacciato di casa o forse se ne andò lui dall'appartamento che lei condivideva con due compagne dell'università. Fu portata all'ospedale da un amico. Poi raccontò. Era stata seduta davanti a un medico che le chiedeva cosa fosse successo. Lei aveva detto: ho sbattuto contro una porta. Il medico le aveva chiesto se era sicura della risposta. Lei aveva detto: ho sbattuto contro una porta. Il medico l'aveva guardata con tristezza e lei se n'era andata trascinandosi dietro delle catene pesanti. Ci sarebbero voluti altri sei mesi prima che lei lo lasciasse. Lei non ricorda che lui le abbia mai chiesto scusa. Oggi io, che ero quella ragazza, mi sono perdonata. Natascha Lusenti 

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