martedì 7 gennaio 2014

Per chi non vuole semplificare

Eccomi,sono tornata. Avete passato dei sereni giorni di festa e di indigestioni varie? Bene, è ora di rimettersi in sesto. Io sono molto pigra da un punto di vista sportivo, e tutto quello che fa rima con atletica, fitness etc..mi viene un po' a noia. Come buon proposito per l'anno nuovo però ho inserito una maggiore propensione all'attività fisica, è dura ma ce la farò. Rimettermi in sesto per me vuol dire ricominciare a scrivere ed a consigliarvi cosa leggere, sfogliare o semplicemente osservare dagli scaffali di una libreria. Come vi avevo accennato ho deciso di dare dei consigli più mirati, cercando magari di concentrarmi su un libro singolo, massimo due. Vediamo se riuscirò nell'impresa di creare una piccola enciclopedia per ogni gusto od esigenza. Sì lo so, è un progetto davvero molto ambizioso ma l'anno consta pure di 365 giorni, non sono pochi, e si devono sfruttare al massimo. Per cui oggi iniziamo. Vi consiglierò un solo libro. Sarebbero più tomi ma io ve lo presento nell'edizione unificata edita da Adelphi. Numero delle pagine : 963. Titolo : 2666. Autore : Roberto Bolaño. Consigliato : per chi non vuole sempre semplificare tutto, per chi ama la complessità ed il suo intricato fascino.


Immagino voi ne abbiate già sentito parlare. Il 99% delle recensioni sono degli inni di gloria all'autore, purtroppo scomparso prematuramente nel 2003 mentre aspettava un trapianto di fegato. Molti lo definiscono la nuova Bibbia, altri una lirica continua, altri ancora un genere indefinito dove confluiscono tutti i generi possibili. Il tomo è monumentale, questo va detto. Vi consiglio quindi di approcciarlo con l'intenzione ben precisa di finirlo una volta iniziato, di non riporlo in qualche angolo della casa e riprenderlo per le vacanze estive. Il caldo non vi aiuterà di sicuro ad assaporare queste pagine che come dicevo non sono adatte a chi vuole semplificare. Il libro si suddivide in cinque parti : la parte dei critici, la parte di Amalfitano, la parte di Oscar Fate, la parte dei delitti, la parte di Arcimboldi. Tutto inizia con quattro critici europei della letteratura che si mettono sulle tracce del romanziere tedesco Benno Von Arcimboldi, che nessuno nemmeno il suo editore, ormai morto, può dire di aver mai visto di persona nonostante i numerosi romanzi pubblicati. I critici iniziano quest'avventura con uno smodato desiderio di sapere, di fare loro ogni piccola parte del loro "ricercato". Alla fine si viene a sapere che probabilmente il tanto agognato scrittore si trova a Santa Teresa, città desertica al confine con l'Arizona. Uno dei docenti dell'università della città è Amalfitano, che vive dopo la morte della moglie per AIDS con la figlia ventenne nell'estrema periferia della città. Amalfitano conduce una vita rassegnata ma allo stesso tempo folle memore della scelta compiuta anni fa dalla moglie, fuggita da casa per rincorrere un amore clandestino e finita nella città di Barcellona dove dando sfogo alle sue pazzie fatte di sesso e viaggi si ammalò. Amalfitano è angosciato da qualcosa di terribile che sta succedendo alla sua città negli ultimi dieci anni : giovani donne, perfino bambine spariscono misteriosamente e vengono ritrovate uccise, violentate e mutilate ai margini della città, fra le discariche. In questa parte la figura del professore è descritta in maniera commovente, emerge tutta la solitudine dell'uomo e della sua vita diviso fra una figlia da crescere e la rabbia per non riuscire ad odiare la moglie. La parte di Oscar Fate racconta di un cronista di colore che arrivato a Santa Teresa per un incontro di boxe si ritrova a dover fare i conti con questi terribili delitti. Proprio di questo parla la parte dei delitti. Delitti che sono proprio cronaca nera del Messico anni '90, delitti che hanno sempre subito depistaggi, corruzione ed insabbiamenti della polizia erano all'ordine del giorno. Iniziano qui 300 pagine di duro reportage, difficile da gestire e da assorbire. Nell'ultima parte fa la sua comparsa il personaggio misterioso Benno Von Arcimboldi e viene svelata la storia dello scrittore tedesco e le relazioni con gli altri personaggi . Il romanzo si potrebbe definire anche un intrecciarsi di solitudine che si materializzano solo nei rapporti tra i personaggi, perché quando si è soli ognuno è responsabile del proprio buio dentro ma quando ci scopriamo agli altri, li rendiamo partecipi, quasi come ci dovessero salvare. La Storia ci viene presentata come un flusso continuo, senza capo né coda, una serie infinita di orrori che partono dal nazismo e finiscono alle strage di innocenti bambine in Messico. L'autore riesce a gestire una massa narrativa enorme, facendo scegliere al lettore a quale dei personaggi poterlo avvicinare. Senza perdere mai il filo della trama riesce a condurre il lettore alla fine proponendo però un finale aperto a mille considerazioni, ad altrettante aspettative, concludendo con un nulla di fatto. Un sentimento di inquietudine è quello che attraversa tutto il libro, un sentimento che non trova tregua, che non si risolve. Forse era questo che sentiva avvicinandosi alla morte : solo inquietudine. Resta l'immagine di Baudelaire citata all'inizio : un'oasi di orrore in un deserto di noia. Per stomaci forti ma sopraffini, per chi si sente eternamente complicato.

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