venerdì 4 luglio 2014

Di tristi addii e paesaggi innevati

Citofonare Francesca oggi è triste. Triste perché oggi ci ha lasciato un GRANDE ARTISTA. Sì, lo scrivo in maiuscolo perché Giorgio Faletti era una di quelle persone che a me piacciono tantissimo. Artista versatile, poliedrico, egocentrico. Cabarettista, cantante, autore, scrittore, attore, pittore. Una personalità sfaccettata, un uomo che ha vissuto e si è vissuto a 360 gradi. Grazie a lui mi sono avvicinata al genere "giallo"; avrei potuto farlo con centinaia di altri scrittori/scrittrici più noti, più quotati, più premiati ; ma ho voluto scegliere Faletti, un italiano, un uomo che tutti snobbavano e criticavano, perché "come si può inventarsi scrittori a 50 anni, dopo una vita di cabaret? " . Ecco, io per queste voci ho solo una definizione : siete dei poracci. E poracciate sono le vostre critiche basate sul nulla, sul pregiudizio, su concetti precostituiti. Ognuno è libero di approfondire e studiare le proprie capacità, di farle emergere, di non restare chiuso nel suo bozzolo a vita. Faletti era un comico brillante, un cantante che sapeva andare oltre, uno scrittore da milioni di copie e dallo stile pregevole, un autore che scriveva per Mina, Vanoni etc.. , un attore che trasmetteva una serietà in quello che faceva da trasparire dagli occhi, un pittore delicato. Giorgio era sempre un po' triste, aveva un velo di malinconia davanti agli occhi, che solo le menti più sensibili e delicate possono avere. A noi resteranno i suoi libri, i suoi film, le sue canzoni, il suo ricordo impresso nella mente e nel cuore.

"Mi sento un ragazzino, il mio epitaffio sarà : qui giace Giorgio Faletti, morto a 17 anni". 

                                                  source

                                                      source (se cliccate qui troverete un'intervista fatta a Faletti dove parla                                                          dei suoi quadri)

Si deve comunque guardare avanti, sempre e così eccomi con il libro del giorno.
Scompartimento n.6 di Rosa Liksom, casa editrice Iperborea


Ultimamente ho scoperto questa casa editrice e dire che vorrei leggere tutti i suoi titoli è cosa fatta. Iperborea nasce nel 1987 da Emilia Lodigiani con l'intento di far conoscere la letteratura del nord Europa. Fra i suoi titoli possiamo trovare classici, premi Nobel, letteratura contemporanea. Dal 1998 vengono pubblicati anche dei saggi per aiutare il lettore ad approfondire la narrativa e nel 2010 è nata la collana gialla Ombre. Iperborea si differenzia dalle altre case editrici anche per il formato, libri rettangolari, lunghi. Trovo questa scelta di design appropriata, innovativa e testimone degli artisti che ospita.
Vi lascio il sito della casa editrice, dove potrete bearvi dei titoli proposti ed acquistare, acquistare, acquistare :) http://iperborea.com/home/ . 

Scompartimento n. 6 è un romanzo dell'autrice finlandese Rosa Liksom, che sviluppa la storia nella Russia del 1998. Il titolo è un omaggio a Cechov, che scrisse una novella nel 1892 ambientata in una corsia di un manicomio. Il tutto si svolge in un treno della Transiberiana diretto ad Ulan Bator. Due estranei si trovano a dover condividere il viaggio nello stesso scompartimento. Lui, un proletario russo, gran bevitore, deluso dal fallimento del sogno sovietico. Lei, studentessa finlandese timida, che si strugge per il fidanzato che pur di non combattere in Afghanistan, si è finto pazzo e consuma i suoi giorni in un manicomio. Una rappresentazione di questa realtà umana siberiana in movimento, reale, a volte cruda. L'incontro fra due destini, fra un universo maschile ed uno femminile, l'epopea di un popolo fiero e disilluso. Io lo aggiungo alla mia lista, e voi? 

" Si allontana un paese dove l’infelicità passa per felicità, i gabinetti degli esperti, i comitati di partito delle fabbriche, le sale da gioco clandestine, i concerti privati vietati, le mostre d’arte negli appartamenti-atelier, le garitte, le bancarelle di blini, le bancarelle di biscotti, i tetti rabberciati, le case crollate sotto la neve, i milioni di contadini, cittadini, lavoratori morti di fame, i milioni di cittadini fedeli allo Stato morti di fame e di stenti nelle prigioni, nei gulag e sui cantieri, le delazioni, la tirannia del partito, le elezioni senza alternative, i brogli elettorali (…) Si allontana l’Unione Sovietica, una terra stanca, sporca, e il treno s’immerge nella natura, avanza pulsando attraverso un paese sabbioso, deserto. Tutto è in movimento: la neve, l’acqua, l’aria, gli alberi, le nubi, il vento, le città, i villaggi, gli uomini e i pensieri.

Vi lascio con la canzone per il week-end, Morrisey con Istanbul


Ci sentiamo, leggiamo e vediamo lunedì.
Un abbraccio a tutti voi.

Francesca

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